Lungo Lago 08-2009
CONSIDERAZIONI SU ESEMPI DI TECNOLOGIA UTILE, IL BOX ANTI-LEISHMANIOSI
Ognuno di noi possiede un cane, o frequenta persone che lo possiedono, non tutti sanno però che i migliori amici dell’uomo hanno un nemico pericolosissimo per loro e potenzialmente molto pericoloso anche per l’uomo stesso.
Questo nemico è il Flebotomo o Pappatacio . Nella fattispecie il Phlebotomus perniciosus e’ un piccolissimo insetto (1-3-mm) di abitudini crepuscolari che ha la capacità di veicolare da un cane all’altro un protozoo insidioso e spesso letale chiamato Leishmania. Questo protozoo può essere veicolato dalla puntura del Flebotomo non solo al cane ma anche all’uomo. Recenti studi condotti da scienziati nel Regno Unito su questa malattia sfigurante hanno dimostrato che i protozoi di cui il flebotomo è vettore riescono addirittura a “ manipolare in qualche modo” il sistema immunitario umano del soggetto colpito facendo si che i macrofagi presenti nel sangue che dovrebbero distruggere i parassiti li inglobino ma invece di eliminarli, come da copione, addirittura li nutrano e li mettano in condizione di svilupparsi.
La leishmaniosi è una zoonosi insidiosa perché può avere fino a sette anni di incubazione, colpisce cani di media grande taglia in quanto normalmente sono tenuti all’aperto ed esposti agli attacchi di questi ditteri ematofagi per la gran parte del giorno e della notte, cosa che di solito non avviene per le razze di piccola o piccolissima taglia che nelle ore crepuscolari e notturne solitamente vivono all’interno delle abitazioni.
Gli animali colpiti possono anche non manifestare alcun sintomo per anni, ma i protozoi inoculati dal Flebotomo, le Leishmanie, possono con una strategia lenta ma progressiva minare la salute del soggetto colpito debilitandolo fino a condurlo a morte.
I sintomi della Leishmaniosi possono dunque non comparire affatto, oppure presentarsi gradualmente sotto forma di caduta di pelo, anche intorno agli occhi, dolori articolari, crescita abnorme delle unghie, debolezza, aumento dell’appetito con dimagramento ed il tipico aspetto di “cane vecchio” , sanguinamento dalle narici e dermatiti di varia gravità.
Ma questi sono sintomi che possono essere comuni anche ad altre malattie, per questo è importante rivolgersi al veterinario di fiducia che con un controllo semestrale consentirà di “monitorare” il soggetto ed eventualmente effettuare la Stadiazione della malattia, ovvero la determinazione del livello di infezione presente nell’organismo del soggetto colpito.
Ad oggi non esistendo un vaccino efficace contro la Leishmaniosi è necessario cercare di proteggere gli animali evitando il più possibile di esporli all’attacco del Flebotomo.
A tal proposito L’Ing. Leonardo Spacone Vicepresidente dell’Associazione Amici di Lara e Trentatre, in collaborazione con l’Università di Siena ed uno staff di tecnici, ha sviluppato nel corso degli ultimi anni un brevetto che comincia ad essere conosciuto ed apprezzato in molte regioni d’Italia a vantaggio di allevatori, pensioni per cani, canili rifugio o sanitari realizzati da Pubbliche Amministrazioni.
L’invenzione consiste nell’alloggiare il cane in un box automatizzato con sensori, motorini e celle di carico.
Questa macchina è collegata ad un speciale centralina che “ragiona” come il “Pappatacio tipo”, prevedendone l’arrivo e segnalandolo mediante sms ai gestori del canile.
Il box a tenuta va in sovrapressione ed aziona dispositivi di disinfezione e cattura degli insetti stessi ma anche di altre specie di ditteri ematofagi ( altre specie di zanzare a loro volta vettori di altre malattie) sia all’interno che all’esterno del box limitando il più possibile il contatto tra i vettori delle Leishmanie , i Pappataci, e le loro vittime.
L’idea è nata nell’ambito dell’azienda Laika di cui l’ ing. Leonardo Spacone è responsabile tecnico, (la Laika è specializzata da oltre un ventennio nel settore della cinofilia) e stà infatti trovando un positivo riscontro dal mercato nazionale, nonostante la crisi, per la sua semplicità ed efficacia.
E’ stata apprezzata anche alti esponenti del settore che ne hanno stimolato ed incoraggiato il perfezionamento.
Si stà infatti pensando di proporre un monitoraggio sul modello di quello già in atto finanziato dalla Regione Toscana, già coordinato dall’Ing.Spacone che vede impegnati mediante apposita convenzione stipulata nell’anno in corso la Regione Toscana, l’università di Siena, l’Istituto Zooprofilattico Toscana e Lazio, la Associazione Amici di Lara e Trentatre, la Legambiente Nazionale.
Questo studio ha dato risultati eclatanti scoprendo ad esempio la presenza dei flebotomi in aree che dalla bibliografia esistente avrebbero dovuto essere assolutamente indenni dalla presenza del dittero.
Come sempre la prevenzione risulta il miglior sistema controllo della malattia, alla luce dei fatti ogni canile che ospita cani malati non protetti costituisce una minaccia per gli animali sani e le persone nel raggio di almeno una decina di chilometri moltiplicando i costi sociali in maniera esponenziale.
Bisogna infatti anche considerare che evitando che il cane si ammali di Leishmaniosi si ottiene un ritorno economico di circa mille euro all’anno dovuto al risparmio sulle costose cure.
Quello di proteggere in luoghi chiusi il cane è infatti ad oggi considerato il sistema più sicuro ed è anche quello indicato dal Gruppo di Studio sulla Leishmaniosi Canina organismo ufficiale di ricerca su scala nazionale essendo il flebotomo in grado di attraversare agevolmente le normali zanzariere.
Ogni cane malato diviene così un serbatoio di propagazione della malattia sia per cani sani che per l’uomo. L’automazione del box antileishmaniosi, prodotto e commercializzato dalla Laika consente dunque, abbinato anche all’applicazione di strategie complementari (applicazione di appositi collarini, eliminazione di concentrazione di detriti vegetali ed altro) di migliorare la qualità della vita degli animali in quanto questi, vengono contenuti al riparo dagli attacchi solo quando serve, e cioè quando la speciale centralina rileva la tendenza alla concomitanza delle specifiche condizioni di temperatura, luminosità, ventosità ed umidità dell’aria propedeutiche all’attacco dei Flebotomi.
Queste piccole belve (così appaiono alla vista “ravvicinata” del microscopio) infatti sono attive date anche le loro ridotte dimensioni solo in presenza di particolari condizioni climatiche,ad esempio l’assenza di vento, per cui è stato possibile “prevederne” con ragionevole approssimazione le mosse ed attrezzare una macchina capace di prevenirne gli attacchi.
Un consiglio comunque da seguire per tutti è quello di non sottovalutare la portata di questa zoonosi e di far sorvegliare con la massima attenzione dai veterinari di fiducia lo stato di salute dei nostri amici a quattro zampe e cercare di ripararli il più possibile dagli attacchi dei Flebotomi.
La ricerca si stà dunque orientando anche nello studio di metodologie, applicazione e messa in atto di pratiche “difensive” dagli insetti che non possono basarsi solo sull’uso della chimica, anche perché molte specie hanno dimostrato di avere la capacità di adattarsi alle molecole tossiche costringendo gli Enti preposti alla disinfestazione, all’uso sempre più massiccio di prodotti chimici di cui è impossibile garantire la totale assenza di tossicità per l’uomo e per l’intero ecosistema. L’ aggressività di certe specie di insetti, porta la cittadinanza non solo ad accettare la pratica della disinfestazione mediante l’irrorazione di veleni (perché di questo si tratta), ma, pur di non soffrire a causa delle punture o vedere compromessa l’attività commerciale, a richiederne l’uso massiccio.
Molti esercizi commerciali, o feste paesane, o eventi che prevedano l’afflusso di folla, si preoccupano di “disinfestare” ‘area interessata dall’evento mediante irrorazione massiccia di Insetticidi.
Sembra che agli organizzatori poco importi che questi veleni producano tumori o leucemie, l’importante è che l’insetticida di turno non “puzzi” e che si possa dar corso all’evento programmato senza il disturbo dell’insetto di turno, e lo stesso dicasi per le attività commerciali che all’insaputa dell’utente utilizzano veleni inodori.
Per risolvere questi inconvenienti sono invece allo studio prototipi di speciali sistemi di monitoraggio automatizzati collegati a trappole .per la cattura di insetti in forma massale, cioè in grandi quantità che a costi bassissimi consentono di limitare al massimo l’uso dei veleni proposti dalla chimica.
Questi sistemi, già all’attenzione degli EE.LL. preposti alla salute pubblica, rappresentano una nuova frontiera per gli anni a venire nella lotta ad insetti che come ad esempio gli ormai famigerati Chironomidi causano enormi disagi alle popolazioni rivierasche compromettendo addirittura in alcuni casi anche il regolare svolgimento di attività economiche.
Roberto Spacone
“Una malattia infettiva risulta dall'interazione tra un agente infettivo, il suo ospite e dei fattori ambientali. II controllo e la prevenzione delle malattie infettive si basano sull'individuazione e il trattamento dei casi individuati, le profilassi individuali e collettive. la lotta antivettore, il miglioramento delle condizioni di vita e del livello di educazione sanitaria delle popolazioni. La sorveglianza epidemiologica richiede un sistema di raccolta di informazioni continuo, sistematico, rapido e affidabile. Deve essere in grado di dare l'allarme se sopravviene un fenomeno epidemico e di precisarne gli elementi e l'evoluzione“
L. Cuzin a, * , C. Delpierre b
a Centre d'information et de soins de l'immunodéficience humaine, hôpital Purpan, 31059 Toulouse cedex 9, France
b Inserm U558, laboratoire d'épidémiologie, faculté de médecine, allée Jules-Guesde, 31000 Toulouse, France